Teatro

Musica e polemiche al Festival del Mito

Musica e polemiche al Festival del Mito

Una sinfonia in re maggiore con trombe e timpani e accordi consonanti. E' il tono di Letizia Moratti (che sempre in giornata aveva annunciato una contrazione dei contributi comunali alla Scala), e Sergio Chiamparino a Palazzo Marino, poi insieme al torinese Palazzo di Città, nel lanciare il nuovo festival internazionale di musica «Mito» che si svolgerà fra Torino e Milano dal 3 al 27 settembre, versione raddoppiata del subalpino Settembre Musica inventato trent'anni fa da Giorgio Balmas, al quale è dedicata la manifestazione. Voluto dai due sindaci, dagli assessori Alfieri e Sgarbi, dal finanziere Micheli che ne è presidente ed ha per vice il sovrintendente del Regio Vergnano, «Mito» si presenta, con le parole della Moratti, come «un progetto culturale fra i più importanti in Europa, come volontà di mettere assieme risorse ed energie, superando i campanilismi di città ricche di tradizioni ma con specificità diverse. Siamo grati a Torino, ha voluto mettere a disposizione la sua straordinaria esperienza, l'arricchiremo insieme a beneficio comune». Le fa eco Chiamparino: «Abbiamo l'obbligo di lavorare in un'ottica comune, c'è uno spazio per la competizione ma anche per la cooperazione. Spero che il progetto faccia da apripista a rapporti sistematici fra le due città». Chiamparino lo intende anche come modello di superamento delle divisioni politiche, Torino sta a sinistra e Milano a destra. Sgarbi lo reinterpreta con ironia: «Micheli voleva fare un festival a Milano da 27 anni, e il festival era nel programma del sindaco Moratti. Abbiamo trovato due comunisti (i politici torinesi? ndr) e un gruppo d'intellettuali comunisti (Eco, la Feltrinelli. ecc.) per farlo, quindi Chiamparino è l'assessore per l'attuazione del programma della Moratti. La sua offerta era la strada più corta, fondamentalmente è uno scippo a Torino, Milano ci guadagna, ma Torino ha l'amplificazione del suo festival». Sotto la direzione unica di Enzo Restagno, viene ingrandito un festival che porta la musica fuori dai suoi luoghi tradizionali, «una diffusione della musica - ricorda Chiamparino - trasversale sul piano sociale e culturale». Saranno 197 appuntamenti fra le due città, in un totale di 78 sedi con la collaborazione di 60 istituzioni. Identici solo i concerti di musica contemporanea, con una monografia postuma del coreano dissidente Isang Yun. Chi suonerà nelle due città lo farà con programmi diversi: doppia inaugurazione con Mehta e la Israel Philharmonic Orchestra il 3 al Lingotto (Schubert, Dvorák) e il 4 alla Scala (Mahler); Temirkanov e la Filarmonica di San Pietroburgo per il progetto che accosta Stravinskij e l'ammirato predecessore Cajkovskij (11 e 12 al Conservatorio di Milano, 13 e 14 al Lingotto); Marta Argerich con la Philharmonia Orchestra e Charles Dutoit (Beethoven al Lingotto il 6, Ravel agli Arcimboldi di Milano il 7); la Filarmonica della Scala con Gatti suonerà a Torino Beethoven al Palaolimpico l'8 e a Milano al Palasharp il 9. Ma vi è anche chi suona o di qua o di là: Muti chiude a Torino il 26 con la Chicago Symphony; arriva solo al Lingotto il 17 la Staatskapelle di Dresda con Luisi e la pianista Grimaud, autrice del fortunato libro Variazioni selvagge; la stessa sera a Milano Nagano e il Bayerisches Staatsorchester. Cartellone etnico pure dedicato alla Corea nel sito www.mitosettembremusica.it: carnet in vendita subito, i biglietti dal 30.